Le ONG europee si adattano ancora al registro dei loro interlocutori – ma ci sono segnali di cambiamento

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Pensando all’Unione Europea (UE), si tende ad immaginare un corpo unico che parla con una sola voce. Una percezione simile vale anche per le ONG europee, ma uno studio recente mostra che nell’ultimo decennio diversi quadri teorici, perlopiù riformisti, hanno ispirato la visione ed i discorsi delle ONG riguardo allo sviluppo. Questo articolo esplora cosa significhi tale riformismo per le ONG, mostrando che un’agenda di sviluppo più radicale, che si distanzi dal modello di crescita economica e dal retaggio coloniale dell’Europa, stia potenzialmente emergendo, anche se le discussioni a riguardo avvengono ancora prevalentemente internamente.

Create allo scopo di cooperare per lo ‘sviluppo’ e la ‘giustizia sociale’ nei paesi del Sud globale, le Organizzazioni Non Governative (Internazionali) (ONGI) operanti su tematiche legate allo sviluppo hanno prospettive e discorsi specifici su temi globali, che influenzano le loro attività di lobbying e advocacy a vari livelli decisionali. Tali discorsi, radicati in specifiche teorie di sviluppo, possono successivamente influenzare le politiche. Ciò motiva un’analisi critica dei discorsi e delle teorie sulle quali questi ultimi si basano.

Nella mia ricerca dottorale in corso, analizzo il discorso generale sullo ‘sviluppo’ proposto da CONCORD, che rappresenta circa 2600 ONG a livello europeo. Comparo il discorso di CONCORD con quello di organizzazioni pan-Africane attive in Europa. Tale paragone può essere utile per rivelare punti comuni e divergenze relativamente alla problematizzazione di vari temi (es: le diseguaglianze globali sono accidentali? hanno radici storiche?), alle soluzioni proposte (es: più crescita, più commercio internazionale, redistribuzione delle risorse), o alla percezione del ruolo di vari attori (es: l’UE, le ONG stesse), in particolar modo per quanto riguarda lo ‘sviluppo’ in Africa.

L’obiettivo generale è quello di capire quali teorie di sviluppo influenzino i dibattiti a livello europeo tra le organizzazioni della società civile come quelle che studio, così da vedere quanto critici siano i messaggi che raggiungono l’UE attraverso queste organizzazioni. Per far ciò, ho intervistato membri del personale di alcune organizzazioni membre, osservato riunioni, analizzato documenti ufficiali che mostrino le posizioni delle organizzazioni.

È stato affermato come, a livello UE, le ONG debbano essere ‘critiche ma non troppo[i] se vogliono mantenere le loro relazioni con le istituzioni UE che adottano politiche o che le finanziano. Per capire come le ONG di sviluppo europee riescano a farsi strada nelle relazioni stato-società civile, ho suddiviso le teorie di sviluppo tra convenzionali (quelle che mantengono lo status quo neoliberale), riformiste (quelle che propongono cambiamenti di alcuni elementi del sistema economico, politico e sociale) o radicali (quelle che criticano il sistema nel suo complesso e tentano di proporre un cambio di paradigma). Se l’affermazione di Smismans è valida anche per il settore dello sviluppo, allora le ONG di sviluppo europee dovrebbero tendere, nei loro discorsi, verso teorie presenti nella seconda categoria. Il caso dell’advocacy di CONCORD verso le istituzioni UE sembra confermare questo postulato generale.

La mia ricerca descrive come il discorso cambi nel corso del tempo, in particolare quello di CONCORD nel decennio scorso. Si può notare come sia applicato un insieme di teorie ed approcci, concetti e quadri teorici piuttosto riformisti (es: approcci come quello dello sviluppo umano, dei diritti umani o dello sviluppo sostenibile). Vari quadri teorici possono essere applicati simultaneamente nella costituzione dei discorsi, ed è ciò che sembra avvenire in CONCORD. La presenza sporadica di riferimenti convenzionali (quali quelli alla ‘crescita a favore dei poveri’ verso il 2010)[ii] e di altri ben più radicali (come quelli alla ‘post-crescita’ a partire dal 2019)[iii] aggiungono sfumature rilevanti a questo quadro generale.

Allora perché si tende a posture e teorie riformiste? Questo risultato, che è prima di tutto teoretico, ha anche uno scopo strategico: si tratta di posizionare la confederazione all’interno della governance internazionale dello sviluppo, accettandone la grammatica generale (fatta di paesi donatori, istituzioni e agenzie, attori che implementano, paesi e comunità riceventi, pratiche di valutazione, linguaggio), operando al contempo per dare a tale grammatica dei significati più rispettosi da un punto di vista sociale ed ambientale, mantenendo quindi l’attenzione sugli obiettivi ultimi dello sviluppo (le popolazioni locali ed i loro bisogni). Ciò implica strategie di advocacy e proposte di soluzioni che facciano da ponte tra i bisogni locali (così come percepiti dalla confederazione) e le politiche ed i comportamenti delle istituzioni (così come analizzati dalla confederazione). Significa anche cercare costantemente un equilibrio tra ciò che si considera necessario e ciò che si ritiene raggiungibile (cioè accettabile da donatori e decisori politici).

La ricerca di consenso interno, insieme all’imperativo della rappresentatività di un insieme così grande di ONG, contribuisce inoltre a questa postura riformista. La rappresentatività è una risorsa di credibilità fondamentale nei confronti delle istituzioni politiche, ma può avere come contropartita quella di portare ad un consenso a minima, basato cioè sui temi che il settore ritiene da sempre imprescindibili. Fare lobby per un aumento dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) dell’UE e degli stati membri è uno di questi: l’aiuto allo sviluppo[iv] è considerato una priorità dalla maggior parte dei membri; il lavoro relativo al finanziamento dello sviluppo è, di conseguenza, un caposaldo della confederazione.

Le discussioni interne alla confederazione stanno però cambiando alla luce dei cambiamenti dell’ambiente esterno e di nuove sfide. Ciò si vede, per esempio, nel recente focus su un’economia al di là della crescita[v], ma anche in dibattiti interni su colonialismo[vi]neo-colonialismo e relazioni UE-Africa[vii]. Anche se questi non indicano necessariamente un cambiamento decisivo nel modo in cui lo sviluppo sia compreso e praticato, mostrano però una tendenza potenziale verso un discorso sullo sviluppo che sia più radicale, più focalizzato su come rimediare passate ingiustizie.


References

[i] S. Smismans, “European civil society and citizenship: Complementary or exclusionary concepts?”, Policy and Society, vol. and So  vol. and Soci

[ii] CONCORD, “EU responsibilities for a just and sustainable world CONCORD Narrative on Development” (https://concordeurope.org/wp-content/uploads/2016/08/CONCORD-Narrative-on-Development.pdf)

[iii] Cox, T. “Economic growth will not cure inequalities”, 25 June 2019, (https://concordeurope.org/2019/06/25/directors-blog-economic-growth-will-not-cure-inequalities/)

[iv] CONCORD, “EU ODA up, but far from levels promised and needed amid international crises – CONCORD press release: OECD DAC 2020 preliminary statistics”, 13 April 2021 (https://concordeurope.org/2021/04/13/eu-oda-up-but-far-from-levels-promised-and-needed-amid-international-crises/)

[v] CONCORD, Talking Development Ep. 1 “Beyond Growth: An Economic Model that works for Everyone”, 09 May 2019 (https://www.youtube.com/watch?v=NmHHEfx4G6k&t=8s)

[vi] Poissonnier, L. tweet on CONCORD General Assembly 2020, 17 November 2020 (https://twitter.com/Lonne_CONCORD/status/1328711315016339459)

[vii] CONCORD, Talking Development Ep. 8 “How civil society can keep up with the speed of change”, January 2021, mins 7:00 to 12:30, accessed 10 January 2021 (https://soundcloud.com/concord-europe-ngo/how-civil-society-can-keep-up-with-the-speed-of-change)

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About the author:

Valentina Brogna è dottoranda al Centro di Ricerca in Scienza Politica (CReSPo), Université Saint-Louis – Bruxelles (Belgium), attraverso una borsa FRESH (F.R.S. – FNRS). La sua ricerca compara i discorsi relative allo sviluppo di ONG di sviluppo internazionali e Organizzazioni Pan-Africane della diaspora in Europa, operative perlopiù a livello UE. Tali discorsi di riferiscono a varie teorie di sviluppo, in uno spettro che va dallo Sviluppo sostenibile al Rinascimento africano. Prima di intraprendere la ricercar dottorale, ha lavorato in organizzazioni della società civile nel campo dello sviluppo e femministe a livello italiano e UE.

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